La nascita di Recoaro come stazione termale – l’unica di montagna del Veneto – si fa risalire all’anno 1686 quando il conte Lelio Piovene, intellettuale dal multiforme ingegno, giunge a Recoaro per constatare di persona le virtù dell’acqua di sorgente che vi sgorga. Convinto da analisi chimiche e riscontri medici dell’eccezionalità della scoperta, il conte si impegna a divulgare la sua scoperta. Nel 1752 la sorgente Lelia, come viene battezzata in onore del suo mentore, viene dichiarata ‘bene pubblico’ dalla Repubblica di Venezia che avvia l’attività idroterapica e la costruzione di un primo padiglione di cura.
È questo il periodo in cui si succedono le scoperte di altre sorgenti, ben nove quelle che sono attualmente sfruttate per la terapia. Nella prima metà dell’800 Recoaro vanta già vari impianti termali ed eleganti alberghi che le conferivano il tipico aspetto di “ville d’eau”. Si deve all’architetto scledense Antonio Caregaro Negrin, nel 1873, l’unificazione delle varie sorgenti in un unico ‘parco termale’. Un complesso dall’imponente architettura eclettica, del quale resta testimonianza, dopo le distruzioni dell’ultima guerra, nel villino Tonello, che ospitò nel 1879 la Regina Margherita e il figlioletto Vittorio Emanuele in un soggiorno rimasto negli annali della cittadina. A questo periodo è ispirato uno degli appuntamenti più sentiti dell’estate recoarese, la Festa dell’acqua, che in agosto ravviva i fasti della Belle Epoque con spettacoli nel Salone dei Concerti delle Fonti Centrali, balli in costume e passeggiate in carrozza, la giostrina dei cavalli e gli aquiloni per i più piccoli.
Lo Stabilimento delle Fonti Centrali si trova all’interno di un parco di oltre 20 ettari sul lato opposto all’abitato. Alle splendide fioriture di ortensie della zona termale fa da cornice una valle verdeggiante che s’innalza verso le prime creste delle Piccole Dolomiti. Nello stabilimento sgorgano 5 fonti termali (Lelia, Lorgna, Amara, Nuova e Lora); altre 4 (Giuliana, Capitello, Franco e Aureliana) si trovano in località distaccate. “Quantità e Qualità” è uno degli slogan delle Terme di Recoaro con riferimento al numero delle sorgenti e alla molteplicità di applicazioni delle loro acque. Le acque sono utilizzate come bevanda ma anche per inalazioni, bagni e fanghi.
Dal punto di vista terapeutico la Lora è un’acqua oligominerale, utile nella prevenzione e nella cura dei calcoli renali e delle cistiti; incrementa la diuresi e favorisce l’eliminazione dell’acido urico. La Lelia è un’acqua minerale ad alto contenuto di ferro, particolarmente utile negli stati di accresciuto bisogno di questo elemento: gravidanza, allattamento, sviluppo, convalescenze. È considerata un’ottima acqua ‘ricostituente’. La Lorgna e l’Amara sono acque minerali impiegate nel trattamento delle affezioni dell’apparato digerente, del fegato e delle vie biliari, del pancreas. L’Amara si distingue per il maggiore contenuto di solfato di magnesio. Chiudono la rassegna le acque Nuova, Giuliana, Capitello, Aureliana e Franco: minerale la prima, mediominerali le altre, con proprietà sovrapponibili alle precedenti ma con un contenuto in litio che le rende efficaci nella terapia delle nevrosi ansiose-depressive e psicomotorie.
L’attività di imbottigliamento ha inizio negli anni Venti e riguarda l’acqua oligominerale Lora, ma al tempo stesso alcune bibite che hanno fatto storia e che sono tuttora in commercio: innanzitutto il chinotto, che all’epoca, in tempi autarchici, costituì la risposta italiana alla Coca Cola, sfruttando le proprietà dissetanti di un agrume poco noto (Citrus aurantium) coltivato sulla Riviera Ligure di Ponente.
* La Foto è una gentile concessione del Consorzio Vicenzaè