«Il bene identificato da una De.Co è un bene di un ben limitato territorio che nessuno potrà imitare; frutto della terra, frutto della tradizione, di una particolare abilità manuale non importa: è un bene definito, nel senso etimologico del termine, cioè con dei confini.
Ciò che è dentro “è”, ciò che è fuori dai confini della De.Co. “non è”» di Nichi Stefi
La Denominazione Comunale non è un marchio di qualità, ma la carta d’identità di un prodotto, un’attestazione che lega in maniera anagrafica un prodotto/produzione al luogo storico di origine.
In altri termini, è un certificato notarile contrassegnato dal Sindaco, il primo cittadino, a seguito di una delibera comunale, che certifica, con pochi e semplici parametri, il luogo di “nascita” e di “crescita” di un prodotto e che ha un forte e significativo valore identitario per una Comunità.
Un orientamento consapevole che molti Comuni d’Italia hanno concepito come strumento di salvaguardia delle proprie produzioni e di sviluppo endogeno del proprio territorio ma al tempo stesso anche come mezzo per promuovere all’esterno le specificità culturali e storiche del proprio territorio.
Attraverso l’istituzione della De.Co., ogni Comune, con una procedura amministrativa semplice e lineare, può conseguire importanti obiettivi in ambito economico e sociale, ovvero:
- rilanciare e valorizzare la produzione locale legata all’agroalimentare, all’enogastronomia, all’artigianato così come alla cultura popolare presente sul territorio;
- promuovere il territorio attraverso le sue specificità produttive;
- salvaguardare il patrimonio culturale e le tradizioni locali dai processi di globalizzazione uniformanti anche nel gusto e nell’alimentazione.
Aspetti importanti che collocano l’idea veronelliana delle De.Co. all’interno di un percorso culturale e di pensiero volto alla difesa delle peculiarità territoriali e delle biodiversità.