L'enologo più famoso e più eclettico d'Italia ci parla delle sue ultime iniziative.
Lei sta portando avanti un'iniziativa per tutelare e valorizzare i prodotti locali, le De.Co.. Di cosa si tratta?
E' una cosa molto semplice: per restituire ai cittadini, agli abitanti dei comuni il loro patrimonio, il frutto della fatica di tanti anni, io vorrei che i sindaci si facessero attivi per un "certificato di origine" di ciascuno dei prodotti che nasce e che è confezionato nella loro terra, sia per i prodotti primi - frutti e verdure - , sia per i prodotti che esigono manifattura - vino, olio, formaggi, salumi -. Questo servirebbe a dare una maggiore remunerazione agli agricoltori e contemporaneamente ad abbassare il costo del prodotto, perché molti intermediari verrebbero eliminati. Con le Denominazioni Comunali, le De. Co., si otterrebbe da un lato il ritorno di tanti paesi - in buona parte abbandonati - all'attività e quindi al benessere, e dall'altro una diminuzione della spesa da parte del consumatore.
A proposito di costi: non trova che i vini spesso siano troppo cari, soprattutto nella ristorazione?
All'ultimo convegno al "Leoncavallo" di Milano, un centro sociale di ragazzi giovani con una grande volontà di cambiamento, è venuta fuori la proposta del "prezzo sorgente", che io ho subito appoggiato. Abbiamo invitato ciascuno dei produttori ad apporre in etichetta un prezzo che sia il prezzo che dà soddisfazione al loro lavoro, ma che poi è controllabile nei vari passaggi, e cioè quando poi verrà venduto in enoteca, o al ristorante. A seconda di come verrà offerto il prodotto, a seconda del servizio, il prezzo in etichetta subirà una maggiorazione, ma questa dovrà essere nei limiti, chiamiamoli pure, "etici". In pratica la maggiorazione dovrà riconoscere la giusta remunerazione a chi ci sta offrendo un servizio, e non dovrà essere una "sopraffazione", come spesso accade. Tante persone arrivano a non potersi concedere del buon vino perché è troppo caro, invece dovrebbe essere facile per tutti poterlo fare!
Con la trasparenza del prezzo sorgente, il consumatore verrebbe messo in grado di valutare il tipo di ricarico applicato dal rivenditore, la sua onestà.
Ha portato il Critical Wine nei centri sociali. Che tipo di interesse ha riscontrato da parte dei giovani e dei centri sociali stessi?
Sono entusiasta! C'è stata una risposta estremamente favorevole da parte dei giovani. Io sono carico di anni, ne ho 78, ma non avrei mai immaginato di trovare nei giovani una capacità di "entrare" nel vino in maniera così critica, in modo così puntuale. Entrando nel vino, si riesce a capire che è un valore. Il vino è un personaggio... con cui fare i conti, bisogna incontrarlo senza correre rischi, perché può servire all'intelligenza e all'iniziativa dell'uomo.
Tanti ragazzi giovani, dopo pochi assaggi, si dimostrano più capaci di me, che mi ci dedico da sempre, a riscontrare quello che il vino deve dare: i valori, i sapori della terra a cui appartiene. Come io ammiro Picasso perché lo riconosco, così posso apprezzare un vino o qualsiasi altra cosa che viene dalla terra, se la riconosco. Trovo che questo sia un recupero di civiltà, di intelligenza e di libertà estremamente importante.
Quindi non solo un interesse rivolto al prodotto, ma all'agricoltura...
Direi proprio di sì. Finalmente si è capito che terra e anima coincidono. Questo naturalmente dipende dalla religiosità di ognuno. Io credo nella Terra e nell'eguaglianza "terra=anima=natura". Sono un panteista, per dirla all'antica. Ripeto: ognuno ha la propria religiosità. L'importante, seconde me, è credere nell'altro, credere che non si è soli ma si è sempre in compagnia.
A cura di
Paola Magni
Claudio Vigolo