Detto anche pelatello per la mancanza di peli sulla cute è una specie autoctona di origini antichissime e dalle caratteristiche uniche. Circa la sua antica origine si hanno diverse testimonianze, sia attraverso rappresentatazioni in molte sculture ed affreschi di epoca romana, che per mezzo di uno scritto di Columella che risale all’inizio del I secolo d.C., infatti nel De re rustica, egli dice: “a temperata aprica si possono pascere animali senza peli” (glabrum pecus) ed ancora si hanno conferme dai risultati degli esami dei reperti archeologici degli scavi di Capua, Pompei ed Ercolano. Oltre a queste tesimonianze storiche, della sua antica origine si ha conferma dai risultati dei reperti archeologici degli scavi di Capua, Pompei ed Ercolano.
Morfologicamente questo maiale si presenta con setole assenti oppure se presenti in numero ridotto, colore della pelle che va dal griogio-ardesia al nero-violaceo, testa piccola con orecchie parallele di medie dimensioni portate in avanti, profilo fronto-nasale rettilineo o appena oncavo; arti corti e robusti, ma di sicuro la caratteristica unica di questa razza è la presenza di due protuberanze ai lati del collo denominate bargigli, bargiglioni o, tettole o, dialettalmente scicquaglie, dallo spagnolo chocallos, cioè pendenti orecchini.
Zona di produzione e tecniche di conservazione
L’area di origine si ascrive alla provincia di Caserta ed in particolare a quell’area circoscritta dai territori appartenenti ai Comuni di Teano, Sessa Aurunca, Mondragone e Carinola.