Sono conosciuti come gli Amaretti di Gallarate, ma in realtà il loro nome è “Furlandoni”. L’origine di questo prodotto infatti, s’intreccia tra storia e leggenda.
Secondo quanto si racconta, la forma degli amaretti è nata per sventura: il Furlandoni (padre della ricetta, secondo i più), avrebbe preparato dei biscotti e poi sarebbe andato a dormire. Durante la notte un gatto camminò sull’impasto fresco, rompendolo con le zampe. Ovviamente, al risveglio, il pasticcere non era molto contento ma, su consiglio della moglie, provò a vendere comunque il prodotto: allora come oggi fu un successo. Ma questa è poco più di una leggenda.
Il gesto con il quale gli amaretti di Gallarate vengono schiacciati dandone la caratteristica forma, è strano, ma fa parte di una precisa manualità custodita dai pasticceri più esperti: devono essere schiacciati uno ad uno singolarmente stando attenti a non romperli eccessivamente; questo passaggio è faticoso e molto delicato, ma da questo dipende principalmente il sapore degli amaretti di Gallarate.
Uno dei valori di una volta che gli Amaretti portano con sè è la pazienza; infatti il procedimento di lavorazione e di raffinazione di questi biscottini deve durare un minimo di 16 ore.
La ricetta di questi amaretti è rimasta segreta nel tempo ed è tutt’ora custodita gelosamente dai pasticceri che li producono; in questo modo ogni pasticceria di Gallarate ha la sua versione e la sua tradizione, in questo modo ogni ricetta ha la sua originalità.
Il prodotto non ha conservanti, ma si mantiene bene per qualche giorno, se ben incartato.