Il prodotto, confezionato in vasetti di vetro della capacità di grammi 350, ha colore marroncino chiaro, consistenza cremosa, profumo di castagne e rhum.
Gli alberi di castagno (l’arbo) nel passato erano praticamente il nostro albero del pane e facevano da corolla alle case della borgata di Vaglio di Pettinengo arroccate sul pendio.
I castagneti cedui formavano un bel colpo d’occhio, davano frescura, sostentamento, legna da ardere, valore al territorio.
Purtroppo dalla fine dell’ultima guerra si sono ridotti di numero dato che la nostra società è molto meno attenta alla natura che ci circonda: le cause principali sono da addebitarsi al progressivo abbandono della pratiche di gestione del ripopolamento forestale ed alle malattie che hanno colpito i castagni. Se il cancro del castagno non sarà domato, i nostri nipoti dimenticheranno persino il gusto del frutto che ha nutrito la nostra gente sin dai tempi lontani e che serviva come merce di scambio per avere i prodotti della pianura: riso, granoturco, frumento.
Tecniche di coltivazione
La raccolta dei frutti avviene ad ottobre: si battono le piante con delle canne a pertica e poi con un rastrello si ammucchiano i ricci che sono caduti, si battono per far uscire dal riccio gli acheni, cioè le castagne.
Si raccolgono scegliendo quelle buone, si infilano in un grembiule a tasca e poi si depongono nei cesti o in sacchi di juta. Si possono poi mettere in recipienti pieni d’acqua a temperatura ambiente per 7 – 9 giorni (la cosiddetta novena), si prelevano le castagne galleggianti che sono destinate all’alimentazione degli animali, poi si recuperano quelle rimaste sul fondo che si allargano sul pavimento per l’asciugatura.
Eventuali sagre o eventi di produzione
Sagra della castagna