Nel dialetto locale Brasadè vuol dire ciambelle.
Nel 2006 hanno ricevuto la certificazione De.C.O.. Queste ciambelline sono fatte ancora rigorosamente a mano e il trucco sta nella doppia cottura: la prima volta vengono bollite e successivamente passate in forno a legna. Da qui il nome brasadè, cotto due volte.
Considerati dei veri e propri ‘spezzafame’, fin dall’800 venivano legati insieme con uno spago in file da 11 e la tradizione non è cambiata. Cinque ciambelle sono infilate con la parte piatta rivolta nello stesso verso e le altre cinque con la parte piatta in verso opposto, l’undicesima viene usata come fermaglio.
Un tempo le bambine le portavano come collane ed era anche il regalo che si faceva tra la gente povera, ad un cresimando: un dolce per festeggiare un momento importante, con il sapore della tradizione. Anche per questo motivo sono chiamati il “dolce delle folle”.