Brescia si aggiudica 4 nuove De.Co.: Bossolà, Biscotto bresciano, Persicata e Pirlo.
Con la conclusione del 2023 come Capitale Italiana della Cultura, Brescia inaugura il 2024 con altre conquiste.
Il Bossolà De.Co. di Brescia è uno dei prodotti enogastronomici identificativi della tradizione locale.
Dolce tipico delle festività natalizie, si tratta di una sorta di ciambella ma molto più soffice.
E proprio questa caratteristica lo distingue dal bisulan mantovano o dal bussolano cremonese: il bossolà è inimitabile in quanto a sofficità e vaporosità.
Come affondare i denti in una dolce nuvola.
A Brescia questa prelibatezza compare già dal giorno di Ognissanti, per accompagnare tutto il periodo natalizio.
Ma “se un dolce è buono, perché mangiarlo solo per un periodo così breve dell’anno?”
Così sostiene il più noto pasticcere italiano e di origini bresciane: Iginio Massari, che invece lo propone tutto l’anno.
Secondo la versione più accreditata, il termine “bossolà” deriva dal celtico “bés ‘mbesolàt”, che significa serpente attorcigliato.
Questo simbolo di buon auspicio rimanda all’idea di potere e rinascita, e ricorre in molte leggende e racconti delle valli bresciane.
A base di uova, burro e farina, il bossolà richiede una lavorazione piuttosto lunga.
Tuttavia il risultato ripaga del tempo impiegato! La ricetta di Massari prevede cinque fasi di lavorazioni dell’impasto e quasi sette ore di lievitazione.
Ma esiste anche una versione casalinga semplificata, e pur sempre eccezionale.
E poi c’è il Biscotto bresciano ad aver ottenuto il riconoscimento De.Co.!
È un po’ il buon biscotto della nonna: sano, rustico e nutriente.
E capace di rievocare affezionate immagini di tempi andati.
Letteralmente cotto in due tempi, è un biscotto leggero e friabile, in virtù della ridotta presenza di burro.
Un basso potere calorico unito ad un gusto semplice e delicato, con un accennato sentore di vaniglia in sottofondo.
È praticamente il biscotto ideale per ogni momento!
Sostiene Iginio Massari: “Il biscotto bresciano è l’unico che ha realmente il diritto di chiamarsi ‘biscotto’: il nome infatti significa ‘cotto due volte’.
È un biscotto da inzuppo, con sfumature dolci e una grande friabilità.
Questo dolce rustico riflette il carattere tipico delle genti bresciane: grande intelligenza e manualità a dispetto della povertà delle materie prime”.
Un sapore tira l’altro a Brescia, che ottiene il riconoscimento De.Co. anche per la Persicata!
Si tratta di una gelatina tagliata a barrette, inventata per prolungare l’utilizzo delle pesche raccolte nella zona di Collebeato e Concesio (a metà settembre, perché più asciutte).
Le protagoniste sono infatti le pesche, già nel nome.
Persicata deriva infatti da “persech” (pesche in bresciano).
Questo dolce prelibato si presenta come una confettura solida.
Per ottenere questa caratteristica è importante l’impiego di pesche a pasta bianca che, colte a fine stagione, presentano una particolare consistenza della polpa rispetto a quelle più comuni.
Questa squisita marmellata solida riesce a conservare il profumo dell’estate anche in inverno.
Infatti grazie ad una cottura a bassa temperatura, tutte le preziose caratteristiche aromatiche e gustative della pesca sono mantenute intatte.
È una sfiziosità che si scioglie in bocca, in un morbido gioco di sapori che alterna dolcezza e acidità.
Ed eccoci alla fine, non di certo per rilevanza, con il Pirlo De.Co. di Brescia!
Parliamo dell’aperitivo bresciano per antonomasia: perfetto protagonista di happy hour e compagno di chiacchierate infinite.
Il nome del cocktail bresciano affonda le sue origini nel dialetto.
Il termine “pirlo” deriva dal verbo “pirlare”, che in bresciano significa cadere, ribaltare.
In questo caso si tratta della dolce caduta di Campari o Aperol nel vino bianco, che dà vita ad una piacevole bevanda.
Gli ingredienti sono: 1 parte di Campari (o Aperol), 2 o 3 di vino bianco fermo, acqua minerale gassata, 1 scorza di limone o di arancia.
A questo punto la domanda sorge spontanea: cosa cambia rispetto allo Spritz veneto?
Risposta: quest’ultimo impiega il prosecco (o vino frizzante), mentre il Pirlo il vino fermo.
Secondo la tradizione questo interessante cocktail andrebbe preparato in caraffe, per essere poi servito fresco dopo aver riposato in frigorifero, senza ghiaccio.
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